Libero arbitrio

Libero arbitrio

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Un modo per gettare un po’ di luce sul problema del libero arbitrio può essere quello di esaminare al suo posto ciò che io credo sia un problema equivalente, ma che richiede l’uso di termini meno pregnanti. Invece di chiedere: “II sistema X è dotato di libero arbitrio?”, chiediamo: “II sistema X compie delle scelte?”, cercando di stabilire con cura che cosa intendiamo realmente quando decidiamo di descrivere un sistema, meccanico o biologico che sia, come capace di compiere delle “scelte”. Sarà utile esaminare da questo punto di vista alcuni sistemi differenti che, in varie circostanze saremmo tentati di descrivere come capaci di compiere scelte. A partire da questi esempi potremo imparare qualcosa su ciò che vogliamo realmente dire con questa espressione.

Prendiamo come paradigmi i seguenti sistemi: una pallina che rotola lungo una collina sassosa, un calcolatore tascabile che trova cifre successive dell’espansione decimale della radice quadrata di due; un programma complesso che gioca discretamente a scacchi; un robot in un labirinto a T (un labirinto con una sola biforcazione, in un lato della quale vi è un premio); e un essere umano di fronte a un complicato dilemma.

Prima di tutto, che cosa possiamo dire della pallina che rotola giù per la collina? Compie delle scelte? Credo che diremmo tutti di no, anche se nessuno di noi è in grado di prevedere il suo tragitto neanche per una distanza molto breve. Abbiamo la sensazione che non potrebbe percorrere una strada diversa da quella che percorre e che è semplicemente spinta avanti dalle inesorabili leggi della natura. Naturalmente, nella nostra fisica mentale aggregata, possiamo immaginare molti cammini “possibili” per la pallina e vediamo che nel mondo reale essa ne segue solo uno. A un qualche livello della nostra mente, quindi, non possiamo fare a meno di pensare che la pallina ha “scelto” un singolo cammino tra la miriade di quelli mentalmente possibili; ma a un qualche altro livello della nostra mente sentiamo istintivamente che la fisica mentale è solo un ausilio per la costruzione al nostro interno di modelli del mondo e che i meccanismi che fanno avvenire le sequenze fisiche reali di eventi non richiedono che la natura passi attraverso un processo analogo, per cui prima si fabbricano tutte le possibili varianti in qualche universo ipotetico (il “cervello di Dio”) e poi si sceglie tra di esse. Così non definiremo questo processo una scelta, anche se riconosciamo che, da un punto di vista pragmatico, in casi come questo è spesso utile usare tale termine in virtù del suo potere evocativo. E che dire del calcolatore programmato a calcolare le cifre della radice quadrata di due? Che dire del programma che gioca a scacchi? In questi casi potremmo dire che abbiamo a che fare con “palline immaginarie” che rotolano lungo “colline immaginarie”. In realtà, i motivi per dire che non vengono effettuate scelte sono qui, se possibile, più forti che nel caso della pallina. Infatti, se si cerca di ripetere l’esperimento della pallina, si osserverà senza dubbio un percorso totalmente diverso, mentre se si fa andare di nuovo il programma per la radice quadrata di due si otterrà sempre lo stesso risultato. La pallina sembra “scegliere” ogni volta un percorso diverso, per quanto si cerchino di riprodurre le precise condizioni della sua prima discesa, mentre il programma ogni volta gira esattamente nello stesso modo. Nel caso dei programmi che giocano a scacchi, invece, vi sono varie possibilità. Con certi programmi, se si gioca prima una partita e poi se ne comincia una seconda facendo le stesse mosse della prima, questi programmi muoveranno esattamente nello …

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